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Autotrasporto su gomme, dalla Corte di Giustizia Europea no alle tariffe minime

L’organo giurisdizionale comunitario definisce illegittima la legge italiana che tutela gli autotrasportatori. Dura la reazione dei rappresentanti di categoria.

09/09/2014
Autotrasporto su gomme, dalla Corte di Giustizia Europea no alle tariffe minime

Un’altra batosta è in arrivo per gli autotrasportatori. La Corte di Giustizia Europea, infatti, dice stop alla tariffa minima che consente di coprire almeno i costi d’esercizio (prevista dall’art. 83 della L. 133/2008), definendola restrittiva della concorrenza del mercato comunitario. L’organo giurisdizionale dell’Unione Europea, in sostanza, ha ritenuto non esaustiva la motivazione di garantire la sicurezza stradale attraverso la restrizione della concorrenza, pronunciando, pertanto, l’illegittimità della legge nazionale.

 

La sentenza dei giudici europei è arrivata a seguito del ricorso presentato al Tar del Lazio da parte di Confindustria, Federazioni di categoria e imprese aderenti, da tempo contrarie al ruolo del Ministero dei Trasporti di stabilire le tariffe minime. Per capire quanto delicata e controversa sia la tematica in questione, basti citare qualche numero.

 

Ad oggi, in Italia, il 90% delle merci viaggia su gomme, con più di 90 mila aziende di trasporto auto, veicoli di ogni tipo e merci ad operare nel settore. Dall’inizio della crisi hanno chiuso i battenti più di 18 mila imprese, che tradotto in termini di posti di lavoro, equivale a 70 mila lavoratori a casa.

 

Un dato senza dubbio allarmante, che non può tuttavia dipendere esclusivamente dal costo d’esercizio minimo, che in Italia è fissato a 1,54 euro al Km. Se confrontato ad esempio con quello della Germania (1,34 euro) o addirittura a quello dei paesi dell’Europa dell’Est (al di sotto dei 90 centesimi di euro), ecco che è l’Italia ad occupare il primo posto in Europa in questa speciale classifica.

 

A spiegarne le ragioni è la CGIA di Mestre, il sindacato di massima rappresentanza degli artigiani, per bocca del suo segretario – Giuseppe Bortolussi – il quale sostiene che a determinare i costi d’esercizio più elevati in Europa, non è la volontà di lucrare degli autotrasportatori, bensì fattori esogeni come le gravi carenze infrastrutturali del Paese, nonché i costi sempre più insostenibili di gasolio, assicurazione e pedaggi autostradali.

 

La sentenza della Corte di Giustizia Europea, secondo la CGIA, rappresenterebbe una vera e propria stangata per gli autotrasportatori italiani, soprattutto per i cosidetti “padroncini” (tra cui è possibile annoverare anche i conducenti di bisarche), in grado di lavorare cioè con un solo mezzo. Di contro, a trarre vantaggi sarebbero i vettori dell’Europa dell’Est, il cui tariffario di 80-90 centesimi di euro a Km, andrebbe a configurarsi come una forma concreta di concorrenza sleale.

 

Lo stesso Bortolussi sottolinea come l’economicità garantita alle imprese dal modus operandi dei vettori dell’est, potrebbe seriamente compromettere l’osservanza delle norme di sicurezza, nonché delle disposizioni in materia di cabotaggio stradale. In altre parole, ciò significa risparmiare qualche euro in più ma a scapito della sicurezza sulle strade.

 

Se da un lato la CGIA di Mestre bacchetta i giudici comunitari per la decisione adottata, dall’altro la Confindustria benedice la sentenza in questione, ritenendo che d’ora in avanti il mercato delle spedizioni e trasporto sarà finalmente equo, in quanto libero di definire i prezzi dei servizi nel pieno rispetto delle regole di concorrenza, pur non scartando la possibilità di riformare l’intero settore di concerto con Governo e rappresentanti della categoria autotrasportatori.

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