Un’altra batosta è in arrivo per gli autotrasportatori. La Corte di Giustizia Europea, infatti,
dice stop alla tariffa minima che consente di coprire almeno i costi d’esercizio
(prevista dall’art. 83 della L. 133/2008), definendola restrittiva della
concorrenza del mercato comunitario. L’organo giurisdizionale dell’Unione
Europea, in sostanza, ha ritenuto non esaustiva la motivazione di garantire la
sicurezza stradale attraverso la restrizione della concorrenza, pronunciando,
pertanto, l’illegittimità della legge nazionale.
La sentenza dei giudici europei
è arrivata a seguito del ricorso presentato al Tar del Lazio da parte di
Confindustria, Federazioni di categoria e imprese aderenti, da tempo contrarie
al ruolo del Ministero dei Trasporti di stabilire le tariffe minime. Per capire
quanto delicata e controversa sia la tematica in questione, basti citare
qualche numero.
Ad oggi, in Italia, il 90% delle merci viaggia su gomme, con
più di 90 mila aziende di trasporto auto, veicoli di ogni tipo e merci ad operare nel settore. Dall’inizio
della crisi hanno chiuso i battenti più di 18 mila imprese, che tradotto in
termini di posti di lavoro, equivale a 70 mila lavoratori a casa.
Un dato senza
dubbio allarmante, che non può tuttavia dipendere esclusivamente dal costo
d’esercizio minimo, che in Italia è fissato a 1,54 euro al Km. Se confrontato
ad esempio con quello della Germania (1,34 euro) o addirittura a quello dei
paesi dell’Europa dell’Est (al di sotto dei 90 centesimi di euro), ecco che è
l’Italia ad occupare il primo posto in Europa in questa speciale classifica.
A
spiegarne le ragioni è la CGIA di Mestre,
il sindacato di massima rappresentanza degli artigiani, per bocca del suo
segretario – Giuseppe Bortolussi – il quale sostiene che a determinare i costi
d’esercizio più elevati in Europa, non è la volontà di lucrare degli
autotrasportatori, bensì fattori esogeni come le gravi carenze infrastrutturali
del Paese, nonché i costi sempre più insostenibili di gasolio, assicurazione e
pedaggi autostradali.
La sentenza della Corte di Giustizia Europea, secondo la
CGIA, rappresenterebbe una vera e propria stangata per gli autotrasportatori
italiani, soprattutto per i cosidetti “padroncini” (tra cui è possibile
annoverare anche i conducenti di bisarche), in grado di lavorare cioè con un solo mezzo. Di
contro, a trarre vantaggi sarebbero i vettori dell’Europa dell’Est, il cui
tariffario di 80-90 centesimi di euro a Km, andrebbe a configurarsi come una
forma concreta di concorrenza sleale.
Lo stesso Bortolussi sottolinea come
l’economicità garantita alle imprese dal modus operandi dei vettori dell’est,
potrebbe seriamente compromettere l’osservanza delle norme di sicurezza, nonché
delle disposizioni in materia di cabotaggio stradale. In altre parole, ciò
significa risparmiare qualche euro in più ma a scapito della sicurezza sulle
strade.
Se da un lato la CGIA di Mestre bacchetta i giudici comunitari per la
decisione adottata, dall’altro la Confindustria benedice la sentenza in
questione, ritenendo che d’ora in avanti il mercato delle spedizioni e trasporto sarà
finalmente equo, in quanto libero di definire i prezzi dei servizi nel pieno
rispetto delle regole di concorrenza, pur non scartando la possibilità di
riformare l’intero settore di concerto con Governo e rappresentanti della
categoria autotrasportatori.